Secondo il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer l’unico interesse della natura è la sopravvivenza della specie. L’individuo appare infatti soltanto uno strumento per la specie, fuori dalla quale egli non ha alcun tipo di valore.
Questa concezione trova la sua manifestazione nell’amore che « si impadronisce della metà delle forze e dei pensieri dell’umanità più giovane». Schopenhauer ritiene l’amore un elemento fondamentale per l’individuo in quanto è uno dei più forti stimoli dell’esistenza:
« non esita a penetrare, disturbando, tra gli accordi degli uomini di stato e tra le ricerche dei dotti, è capace di introdurre le sue letterine amorose e le ciocche dei capelli nei portafogli ministeriali e nei manoscritti filosofici, ordisce ogni giorno le trame più complicate e cattive. Scioglie i vincoli più stretti, conduce a sacrificare a volte la vita o la salute, la ricchezza il rango e la felicità, anzi priva di coscienza l’onesto e rende traditore il fedele».
(Supplementi al “Mondo come volontà e rappresentazione”, cap. XLIV)
L’amore è talmente potente da rendere Cupido « il signore degli dei e degli uomini», gli uomini sono convinti che il raggiungimento dell’amore sia lo scopo della propria vita e che esso dipenda esclusivamente da loro stessi e dalla loro volontà. In realtà dietro le sue lusinghe e il suo incanto sta il freddo genio della specie il cui unico scopo è la perpetuazione della vita. Per dirlo in altre parole lo scopo per cui l’amore è voluto dalla natura è solo l’accoppiamento. Questo significa che l’uomo è lo zimbello della natura, poiché egli crede di realizzare la propria personalità attraverso l’innamoramento, il quale si traduce nel ciclo accoppiamento – procreazione, ma la verità è che egli sta solo svolgendo il compito per cui la natura lo ha creato.
Dimostrazione dell’essenza biologica dell’amore è la triste constatazione che la donna, dopo aver adempiuto alla procreazione e all’allevamento dei figli, perde ben presto bellezza e attrattive, gli elementi che all’inizio dell’innamoramento attirano l’uomo. Ma se l’unico compito dell’amore è quello di essere lo strumento d’eccellenza per la continuazione della specie, non c’è amore senza sessualità. A questo proposito Schopenhauer scrive:
« Ogni innamoramento, per quanto etereo voglia apparire, affonda sempre le sue radici nell’istinto sessuale».
Ed è per queste ragioni che l’amore procreativo viene inconsapevolmente avvertito come “peccato” e “vergogna”. Esso commette infatti il peggiore dei delitti: la nascita di altre creature destinate a soffrire incessantemente, poiché per Schopenhauer la vita è dolore per essenza.
Ma se l’amore non è altro che « due infelicità che si incontrano, due infelicità che si scambiano e una terza infelicità che si prepara», l’unico amore che si può elogiare non è quello dell’ éros, ma quello disinteressato della « pietà»:
« Quel che dunque bontà, amore e nobiltà possono fare per altri, è sempre nient’altro che lenimento dei loro mali; e quel che per conseguenza può muoverle alle buone azioni e opere dell’amore, è sempre soltanto la conoscenza dell’altrui dolore, fatto comprensibile attraverso il dolore proprio, e messo a pari di questo. Ma ciò che risulta il puro amore è, per sua natura, compassione».
(“Mondo come volontà e rappresentazione”)
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